Stefano Di Battista al Real Teatro Santa Cecilia con “Morricone Stories”

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Gli omaggi ad Ennio Morricone ed al suo vastissimo repertorio non sono certo una novità e, soprattutto da quando il famoso premio Oscar è scomparso, sono divenuti pratica assai frequente e diffusa in tutto il mondo.

Il tributo proposto da Stefano Di Battista, però, ha qualcosa di speciale. Intanto perché il progetto è stato concepito, d’accordo con lo stesso Morricone, ben prima che il Maestro morisse (luglio 2020) anche se poi la realizzazione dell’album, “Morricone Stories” su etichetta Warner Music, è giunta a compimento solo nell’aprile dell’anno scorso. Ma a rendere questo tributo davvero unico, sia sul piano artistico che dell’intensità emotiva, è il lungo e diretto rapporto di collaborazione ed amicizia che legava il compositore al sassofonista, entrambi romani. Una conoscenza che risale al 2007 e che nel tempo si era viepiù cementata sul piano professionale ma anche personale al punto da indurre Morricone a scrivere espressamente un brano, “Flora”, affettuosamente dedicato alla figlioletta di Di Battista.

Nel rileggere in chiave jazz una meditata scelta di pagine morriconiane, il sassofonista ha preferito seguire il criterio del rispetto della partitura originale, evitando eccessivi stravolgimenti e lasciando il più possibile intatta la bellezza insita nei brani.

Ulteriore pregio di “Morricone Stories” è che la scelta di repertorio (tutti i brani sono tratti da film ad eccezione di “Flora”) ha il pregio non indifferente di riportare alla memoria temi a torto poco noti e scarsamente eseguiti accanto a quelli assai famosi e battuti. Si passa, così, da film come “C’era una volta in America” a “Cosa avete fatto a Solange?”, da “Il buono, il brutto, il cattivo” a “Peur sur la ville”, da “Novecento” a “La cosa buffa”, da “Metti, una sera a cena” a “La donna della domenica” e così via.

Classe 1969 (compirà 53 anni il prossimo San Valentino), Stefano Di Battista ha avuto un percorso professionale alquanto insolito, conquistando notorietà e prestigio dapprima a livello internazionale e solo dopo in Italia. Ad accorgersi per prima del suo innegabile talento, infatti, era stata la vivace scena jazz transalpina, in seno alla quale il sassofonista negli anni Novanta aveva avuto modo di sviluppare preziose collaborazioni, tra cui quella col leggendario pianista Michel Petrucciani, col batterista Aldo Romano (bellunese ma da tempo immemore naturalizzato francese) e con musicisti statunitensi di passaggio frequentemente in Francia, come Jimmy Cobb, Walter Booker, Nat Adderley ed altre celebrità. Il lungo e brillante soggiorno a Parigi gli varrà notevole prestigio e crescente esposizione internazionale, come testimoniato nel decennio successivo da tour e album nei quali i suoi sassofoni (contralto e soprano, in entrambi efficace ed espressivo) sono affiancati non solo dai migliori jazzisti italiani ma anche da giganti internazionali come Elvin Jones, Jacky Terrasson e Richard Bona. Ma alle notevoli doti tecniche ed interpretative Stefano Di Battista ha sempre saputo unire ampiezza d’orizzonti e grande versatilità, qualità che ne hanno fatto un musicista parimenti apprezzato tanto nel jazz più rigoroso e ortodosso quanto nel pop e in altri territori sonori.

Diverse, infatti, le sue sortite al festival di Sanremo: nel 2005 e nel 2009 ha partecipato come concorrente assieme alla moglie, la cantante Nicky Nicolai, mentre varie altre volte (come nell’edizione dell’anno scorso) vi è stato come
ospite. Inoltre i suoi sassofoni figurano in molti album di big della canzone italiana, tra cui Renato Zero, Claudio Baglioni e Adriano Celentano. Infine, nella sua versatile sonorità hanno trovato sponda ideale per tradurre in jazz le proprie canzoni artisti importanti come Massimo Ranieri o Lucio Dalla; quest’ultimo, esibitosi con un repertorio di famosi classici del jazz anche al Teatro di Verdura, nell’estate 2004, nell’occasione era accompagnato proprio dal quartetto del sassofonista romano.

Al Real Teatro Santa Cecilia, Stefano Di Battista giunge con una brillante ritmica tutta partenopea (il contrabbassista figura anche nella formazione dell’album “Morricone Stories”) che possiede le qualità ideali per assecondare l’estro melodico e improvvisativo del leader sempre esploratore instancabile dei più diversi linguaggi sonori.