Questo secondo week-end delle Orestiadi sarà aperto, venerdì 15 luglio (ore 21), dal Premio Città Laboratorio, che quest’anno si arricchirà dello scambio con il Premio under 35 promosso dal Teatro Nazionale di Napoli, dedicato a Leo de Berardinis, ospitando a Gibellina il anche una giovane compagnia campana vincitrice dell’edizione 2021 con lo spettacolo “Opera didascalica” di Alessandro Paschitto, con Raimonda Maraviglia, Alessandro Paschitto, Francesco Roccasecca. Lo spettacolo, vincitore del bando nazionale Call from the aisle 2020 e Menzione speciale alla Borsa Teatrale Anna Pancirolli 2020, è prodotto dal Teatro di Napoli – teatro nazionale in collaborazione con Theatron 2.0.
“Uno spazio vuoto, disallestito, nudo. Le luci di sala sono accese. Le casse spente, non c’è audio riprodotto. Né costumi: si va in scena con gli abiti del giorno. Si resta lì, buttati, davanti agli occhi degli spettatori. Tre figure – persone prima che attori – e il vuoto intorno, perfetta immagine del nostro presente. L’incapacità di rappresentare si fa immagine di un’altra incapacità: quella di vivere. Il qui e ora del teatro, privato di ogni simulazione, si impregna di significati nuovi: si fa racconto generazionale, esistenziale”.
Questa la motivazione del Premio Leo De Bernardis:
“Per la ricerca di un linguaggio scenico capace di portare allo scoperto il paradosso della rappresentazione e il suo limite intrinseco, attraverso la sottrazione di trama, personaggi, luoghi, tempo e azione, e in cui anche le parole finiscono con non alludere ad altro che a se stesse. Per aver voluto riflettere sulla difficoltà del rappresentare come sineddoche dell’incapacità di vivere”.
Sabato 16 edomenica 17 luglio le ORESTIADI DI GIBELLINA dedicano due appuntamenti alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per non dimenticare le terribili stragi del 1992, quest’anno nel loro trentesimo anniversario e a Calogero Zucchetto ucciso nel 1982. Teatro civile e di narrazione sul tema del ricordo, in linea con la storia del Festival, con la prima nazionale di “Nel nome di maria” di Chiara Gambino il 16 luglio (ore 21.00 – Baglio di Stefano), progetto, vincitore del premio Mauro Rostagno e del Premio Festival l’ultima luna d’estate 2021, che trae spunto e rielabora un fatto di cronaca mafiosa avvenuto a Palermo il 14 Novembre del 1982.
E “La notte è un raduno d’ombre”, dagli appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati con la regia di Franco Maresco e con l’attore Melino Imparato il 17 luglio (ore 21.00 – Baglio di Stefano): unica data in Sicilia dopo il debutto al Teatro Mercadante di Napoli il 22 maggio, è una produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, in collaborazione con Associazione Lumpen.
Sabato 16 luglio: “Nel Nome di Maria”, con Chiara Gambino e Alba Sofia Vella, musiche di Domenico Gargano, trae spunto e rielabora un fatto di cronaca mafiosa avvenuto a Palermo il 14 Novembre del 1982. Ciò che ha preceduto la stesura della drammaturgia è un tarlo che segna l’intera messa in scena: “Sarebbe potuto andare diversamente?”.
Maria Lo Bello, fidanzata nonché parte attiva chiamata in causa nel racconto, risponde inconsapevole a questa domanda per tutta la durata dello spettacolo con un flusso di coscienza verace e ironico, fragile e disincantato raccontando l’incontro, e inseguito l’amore che la portata a “zitarsi” – fidanzarsi – con Calogero (Lillo per gli amici) Zucchetto poliziotto presso la squadra Mobile della Questura di Palermo. Una giovane donna seduta insieme al pubblico in teatro, pronta per assistere alla pièce teatrale si trova d’improvviso catapultata nel mondo di Maria, nel suo tempo, scoprendo e ricordando insieme a lei la vergogna di una Palermo martoriata dalla guerra mafiosa, ma anche la nascita di un amore pragmatico e incantato con cui poter progettare un futuro. La colonna portante dello spettacolo è il concetto di Tempo-Spazio che si trasforma di continuo, portandoci avanti e indietro nella storia e nei luoghi in cui questa vicenda si è svolta: Maria attende irrequieta, concitata, comica e spaventata l’attesa di Lillo; anche la contemporanea affronta la smania dell’attesa, indagando le differenze del suo tempo, analizzando se stessa nel confronto con Maria. A questa attesa partecipa anche il pubblico, coinvolto attivamente in uno scambio emotivo costante e sincero, ricco di domande e di confidenze rivelate, queste cercano di mettere la basi per riflettere su cosa voglia dire vivere – lì e allora, o qui ed adesso – in un luogo pregno di atteggiamento mafioso.
Lo spettacolo ha vito il premio Mauro Rostagno con la seguente motivazione “il racconto biografico di una donna attraverso il quale si illumina la contraddittoria e violenta realtà mafiosa nella vita quotidiana della coppia di una Palermo segnata dalla mafia degli anni ’80.
Lo sguardo ironico e disincantato che non prescinde dall’utopia della realizzazione di una realtà diversa, con umanità e leggerezza sviluppa sulla scena un dialogo empatico ed efficace”.
Domenica 17 luglio: dopo il fortunato debutto al Mercadante di Napoli, al Baglio Di Stefano, andrà in scena È LA NOTTE UN RADUNO D’OMBRE, progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo con le musiche di Salvatore Bonafede e Gabriele Mirabassi. Questi “Appunti per Falcone” – racconta Maresco – sono stati ritrovati tra le carte di Franco Scaldati nel 2018. Dell’esistenza di questi brevi testi poetici mi aveva parlato più volte Melino Imparato dopo la morte di Scaldati, si sapeva che c’erano, o c’erano stati veramente, ma nessuno li aveva trovati fino a quell’anno. In “Appunti per Falcone” non c’è nessun riferimento ai fatti reali, alle cronache di quella strage del ’92, meno che mai a trattative tra Stato e mafia o ai mille “teoremi” di cui si parla o delira da trent’anni. C’è invece la poesia e la lingua irripetibile di Franco Scaldati, la sua visionarietà, la sua profondissima riflessione sul mistero dell’esistenza umana, su quella che lui chiamava la “perversione del destino”. Solo gli “esperti” di vecchie cose palermitane riconosceranno in alcuni splendidi monologhi il riferimento biografico a Falcone: quello del boss della Kalsa, Tommaso Spadaro, che da bambino giocava a pallone con il futuro giudice (e suo ” nemico”). Il resto è puro Scaldati, visione di ” abissi e catastrofi “, da cui però, forse, può rinascere ancora la vita.