Il balzo dei costi energetici e dei carburanti ha un effetto a valanga sulla spesa alimentare degli italiani in un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su strada. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che a pesare è anche il maltempo che ha tagliato i raccolti di alcuni prodotti agricoli come il grano duro per la pasta con il dimezzamento dei raccolti in Canada che è il principale produttore mondiale e fornitore dell’Italia.
Il balzo dei prezzi della pasta può essere affrontato con una adeguata programmazione che consenta di aumentare la produzione di grano duro nazionale in una situazione in cui l’Italia importa circa il 40% del grano di cui ha bisogno, secondo la Coldiretti. Per fermare le speculazioni e garantire la disponibilità del grano e degli altri prodotti agricoli – sottolinea la Coldiretti – occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. L’Italia – continua la Coldiretti – è il secondo produttore mondiale con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate ma è anche il principale importatore perché molte industrie anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale hanno preferito acquistare sul mercato internazionale approfittando delle basse quotazioni dell’ultimo decennio. Ora – precisa la Coldiretti – la situazione è cambiata anche sotto la spinta dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano voluto dalla Coldiretti che ha favorito il boom delle paste 100% Made in Italy.
L’emergenza Covid – continua la Coldiretti – ha innescato anche un cortocircuito anche sul fronte dei costi di trasporto con il rincaro di noli marittimi e costi dei container che sono schizzati ai massimi. Su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
A pesare sulla spesa degli italiani c’è infine il rincaro dei costi degli imballaggi, dalla plastica all’acciaio, dal vetro fino al legno e alla carta che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. Il risultato è che, ad esempio, quando si acquista una passata al supermercato si paga più per la confezione che per il pomodoro contenuto. In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.