Marina Di Guardo, al Grand Hotel Wagner, ospite del Rotary Palermo Montepellegrino

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Un evento di grande impatto mediatico quello al Grand Hotel Wagner di Palermo con Marina Di Guardo ospite del Rotary Club Palermo Montepellegrino presieduto da Antonio Fundarò.

Un evento di grande richiamo reso possibile grazie alla consolidata energia e collaborazione che il club ha con “Il Tuareg Tour Operator” presenti i soci Donata Marino, Pietro Romano ed il direttore Vincenzo Lo Cascio e la fantastica Emanuela Lo Cascio che si occupa del tour editoriale di Marina in Sicilia.

Il volume “Dress Code Rosso Sangue”, che la raffinatissima Marina Di Guardo ha presentato al quarto piano dell’eccellente Grand Hotel Wagner, è edito per i tipi di Mondadori editore di Milano. Ad intervistare Marina Di Guardo la giornalista Alessia Anselmo e l’attrice Chiara Turricelli che sono riuscite a definire un pregevole viaggio entro la vita del romanzo e della scrittrice. Presenti all’evento, tra gli altri numerosissimi e selezionati invitati, Clarissa Tamburello presidente dell’Interact Club di Palermo Montepellegrino, Aurelio Caronia, presidente del Rotary Club Palermo Sud, la giornalista Stefania Petix, il conte comm. Pier Francesco Mistretta, del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e numerosi soci dei club Rotary dell’Area Panormus.

Quello di Marina Di Guardo è «un testo unico, fantastico, superbo. Un capolavoro, sinceramente» come ha avuto modo di sottolineare Antonio Fundarò nel suo saluto d’apertura. Saluto che è stato anche il modo per ringraziare la superba scrittrice che ha coinvolto tutti per la sua travolgente semplicità. L’evento, di grande classe, ha beneficiato di alcuni intermezzi musicali, di grande valenza artistica, con la voce di Giusy Sciortino e la chitarra di Alberto Di Marzo.

Come ha sottolineato Fundarò, rivolgendosi a Marina Di Guardo, dopo avere salutato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Roberto Gueli (Vicedirettore del TG RAI Regionali) «Sei raffinata, elegante, tremendamente vera e autentica, colta, intellettualmente onesta, sincera, generosa, profonda, attenta, estremamente meticolosa, ricercata stilisticamente al punto giusto. E poi, lasciatemelo dire, sei unica, dico spesso irripetibile. E lo dico con la consapevolezza che ciò che mi ha colpito, oltre all’impareggiabile qualità del romanzo, della sua struttura, alla sensazionale operazione artistica che compie nel campo della letteratura, lei che è risaputamente attenta e lettrice accanita, è davvero la tua dote narrativa. Questa sensazionale capacità di leggere te stessa (questo è il romanzo che, conoscendoti bene, svela meglio i tuoi dolori e il tuo “te” inenarrabile) narrando ogni intimità con eleganza e allo stesso tempo con grande orgoglio di donna, di mamma e, principalmente, di innamorata. In queste due mie note personali, a margine di una lettura che, anche stavolta mi ha trascinato, con forza, dentro al romanzo, credo ci sia Marina vera, quella che conosco e che apprezzo da sempre. Posso dirvi che la dedica è davvero coraggiosa: “Agli uomini che mi hanno deluso e a quello che mi sorprenderà”. Beh. Che dirvi: ieri e domani si incontrano e per entrambi c’è necessità di una grande forza. Infine, seconda nota, i ringraziamenti, cosa a cui nessuno presta attenzione e che, io, invece, leggo per prima cosa in un libro scrive Marina a chiosa proprio della sua Opera monumentale: “A Chiara, Francesca e Valentina, mie adorate figlie: mi avete insegnato a sognare”. Si, proprio, sognare, perché hanno creduto in lei e le hanno insegnato alla madre a credere in se stessa. Cosa sempre complessa per una donna molto schiva, timida, insicura e infinitamente dolcissima. C’è sempre tempo per fare pace con quello sguardo di disapprovazione che Marina ha avvertito da piccola e che, diciamola tutta, l’ha condizionata. Vi lascio con un breve ma significativo passaggio del romanzo che vi invito immediatamente ad acquistare e leggere. “Non appena fece scorrere il cursore della zip, emerse un volto. Esangue, gli occhi spalancati, pieni di orrore. A quella scoperta, l’uomo si alzò di scatto, lanciando un grido terrorizzato che si amplificò nei locali spettrali del casale. Febbrilmente, cercò il cellulare nella tasca del giaccone. Mentre era in attesa di una risposta dal numero di emergenza che aveva appena composto, si accorse con sgomento che il suo cane, quasi fosse stata la cosa più naturale del mondo, stava leccando il sangue rappreso dal petto del cadavere. Quello che vide, mentre lo allontanava con forza, lo lasciò senza fiato”».

Come ha sottolineato la stessa Marina Di Guardo «non potrei mai creare un thriller senza aggredire in maniera sviscerata lo scavo psicologico dei personaggi. Credo che una storia acquisisca molto più spessore, i personaggi appaiano più veri, tratteggiati nei loro inevitabili chiaro scuri. Io stessa sono stata in analisi per diversi anni. Una sperimentazione dura, dolorosa che mi ha dato l’occasione di scrutare e comprendere le composte dinamiche dell’esistere. Penso che esaminare e comprendere il nostro trascorso e il dolore che spesso ha arrecato, sia il conforto per una vita più cosciente e meno dolorosa».

Marina Di Guardo ha esordito nella narrativa con il romanzo L’inganno della seduzione (Nulla Die, 2012), poi seguito da Non mi spezzi le ali (Nulla Die, 2014). Il passaggio definitivo al thriller risale al 2015, quando pubblica nella collana digitale ZoomFiltri di Feltrinelli, curata da Sergio Altieri, Bambole gemelle. Con Mondadori ha pubblicato Com’è giusto che sia (2017), opzionato per una serie televisiva, e La memoria dei corpi (2019), tradotto in diversi Paesi e che presto diventerà un film e Nella buona e nella cattiva sorte (2020). Filo conduttore dei suoi romanzi il focus antropologico, lo studio delle personalità che rende la sua scrittura incalzante e quasi cinematografica.