Nonostante l’emergenza sanitaria globale sono tantissimi i giovani italiani che vedono la realizzazione del proprio futuro lavorativo oltre i confini nazionali.
Lo conferma la ricerca condotta da Skuola.net in collaborazione con ESCP Business School, che ha visto protagonisti 3mila studenti di quinto superiore. In base a questo studio tra quelli che, dopo il diploma di maturità, vorrebbero prendere una laurea, circa 1 su 3 sta prendendo in seria considerazione di iniziare e finire l’università in un ateneo straniero. Gli stessi, riflettendo ancor più a lungo raggio, in 2 casi su 3 immaginano il proprio futuro lavorativo in una nazione diversa dall’Italia.
Le motivazioni che spingono alla partenza così tanti giovani riguardano quasi per la metà (44%) degli intervistati la prospettiva di conseguire un titolo il più possibile riconoscibile a livello internazionale. Vi sono poi anche alcuni aspetti personali: il 22% desidera formarsi in un contesto mentalmente più aperto, il 17% vuole costruire una vita all’estero che sognava da adolescente. Circa 1 su 10, invece, la considera un’opportunità soprattutto per imparare alla perfezione una o più lingue straniere. Appena il 5% aspira al titolo estero come un trampolino di lancio per trovare un lavoro migliore in Italia.
I motivi che frenano molti sono di ordine economico e affettivo. Le insufficienti risorse economiche per potersi mantenere all’estero per un tempo prolungato e la voglia di non allontanarsi troppo dagli affetti (famiglia, fidanzati, ecc.) rappresentano, infatti, le due ragioni principali, entrambe addotte dal 15%, dei contrari all’espatrio.
Il fascino per le esperienze all’estero non si esaurisce, inoltre, al raggiungimento della laurea. Oltre a quel 66% che gradirebbe una vita lavorativa fuori Italia (e cercherà di impegnarsi per concretizzarla), un altro 28% la mette tra le possibilità, anche se preferirebbe rimanere. Così, a conti fatti, appena il 6% vorrebbe restare in patria a tutti i costi. Nonostante la giovane età, infatti, la stragrande maggioranza dei maturandi già pensa al domani.
Dal momento che il mondo del lavoro, specie in questo periodo, si presenta estremamente complesso e competitivo quasi tutti pensano che l’università ideale dovrebbe permettere di fare esperienze professionali ‘di livello’ già durante il corso di laurea (lo sostiene il 94%) e, in generale, deve avere collegamenti diretti con le aziende di riferimento dei vari settori in cui forma i suoi iscritti (lo sostiene il 95%).
A spingere 2 aspiranti matricole su 3 a fermarsi volentieri alla laurea di primo livello sarebbe il desiderio che questa garantisse la possibilità di inserirsi subito nel mondo delle professioni. Il tutto naturalmente corredato dalla conoscenza delle lingue straniere, fondamentale per oltre 8 su 10: per il 15% ne può bastare una (ma padroneggiata quasi come l’italiano), per il 39% ne servono almeno due, per il 28% ne occorrono addirittura tre.
Competenze linguistiche che, tuttavia, come puntualmente dimostrano anche i risultati delle prove INVALSI, per molti sono ancora da acquisire anche una volta diplomati. Per questo, 1 su 2 ritiene importante o addirittura decisivo che, pur recandosi in un ateneo straniero, possano avere docenti anche in lingua italiana.