Nel giorno del 26esimo anniversario dell’uccisione di Giuseppe Di Matteo, la commissione straordinaria del Comune di San Giuseppe Jato, guidata dal viceprefetto Esther Mammano e composta anche da Federica Nicolosi e Susanna Conte, ha organizzato: “Il filo della memoria”, una giornata in ricordo del bimbo ammazzato da Cosa Nostra l’11 gennaio 1996.
L’omicidio di Giuseppe Di Matteo venne commesso da esponenti mafiosi nel tentativo di impedire che il padre, Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia ed ex-mafioso, collaborasse con gli investigatori.
Per quel delitto atroce sono stati condannati all’ergastolo Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro, ancora latitante, Giuseppe Graviano, Salvatore Benigno, Francesco Giuliano e Luigi Giacalone.
Alle 9.30 è stato piantato un albero nel Giardino della Memoria a cura dei gruppi Archeologici d’Italia e dell’Ipaa di San Cipirello, alle 10.45 è stato presentato il progetto parco urbano “Giuseppe Di Matteo” alla casa del fanciullo.
Alle 11.45 la cerimonia di commemorazione “Gli studenti jatini per Giuseppe” a cura dell’istituto comprensivo di San Giuseppe Jato culminata nella “scopertura” della mattonella realizzata del progetto curato dal Presidio Libera Valle Jato.
“Siamo fermamente convinte che tutto ciò possa cambiare con azioni concrete, non con parole e proclami, ma con piccoli gesti quotidiani compiuti da ognuno di noi” ha affermato il viceprefetto Esther Mammano.
Presente anche il Prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani che ha detto: “Pensare a quello che è accaduto in questo luogo e a quello che dovuto subire un bambino induce a riflettere, ma soprattutto conferma che bisogna mantenere altissima la guardia nei confronti della criminalità organizzata in questi territori”.
“Un omicidio che ha sconvolto tutto il paese e ha aperto gli occhi di molti, smentendo quel falso mito secondo cui la mafia non uccide i bambini”. A dichiararlo è stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando che ha concluso dicendo: “Il brutale assassinio di Giuseppe Di Matteo è una ferita ancora sanguinante nella storia del nostro paese perché ci ricorda la bestialità mafiosa che non dobbiamo mai dimenticare e di come questa abbia distrutto le vite di tante altre famiglie, i cui figli sono stati uccisi dalle mafie. Non dimentichiamoli e portiamo avanti, insieme, il valore della cultura della vita”.