Emozionato e incredulo come un bambino che si è appena reso conto di aver realizzato un sogno. La voce rotta dalla commozione, gli occhi lucidi, il sorriso a mascherare un’evidente timidezza.
Tutti i riflettori puntati sul City Football Group, come da sua richiesta.
A qualche giorno di distanza dalla conferenza stampa che ha sancito l’inizio del futuro del Palermo FC, però, è doveroso tornare su di lui, dare il giusto risalto alla figura di Dario Mirri.
Senza il presidente, infatti, tutto quello che sta accadendo oggi, forse, non sarebbe stato possibile. Perché Dario Mirri ha avuto, sì, la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ma il più delle volte avere le disponibilità finanziarie non basta per avere davvero successo.
Dario Mirri aveva un sogno. Un sogno che, ancor prima di poterlo mettere nero su bianco, era già ben delineato nella sua mente. Un progetto, legato ad una passione, la sua, per i colori rosanero. Un progetto imprenditoriale alimentato, però, dal fuoco sacro del tifo calcistico. Questa è la chiave di tutto.
Dario Mirri ha rischiato. I suoi soldi, la sua faccia. Si è messo in gioco, sapendo già che al minimo passo falso, che statisticamente era dietro l’angolo, sarebbe stato il primo bersaglio delle critiche. Un conto, però, è la teoria. Ben altra cosa è immergersi per davvero in una piscina piena di squali senza avere alcuna protezione. Come uomo e come tifoso, ha sofferto due volte. Ha sofferto perché si è trovato dall’altra parte della barricata, lui che da sempre ha un posto in gradinata e in gradinata ha detto che tornerà il giorno in cui capirà di aver concluso il suo compito. Ha sofferto ogni giornata storta della squadra, ad ogni goal subìto, ad ogni goal non fatto. Ha sofferto perché avrebbe sicuramente voluto dare di più, regalare alla tifoseria qualche colpo di mercato, stupire la città con qualche nome che negli anni più felici della società era stato anche solo accostato al Palermo.
Ha sofferto, ma, nonostante tutto, è andato avanti. Perché al suo sogno ci credeva troppo per potersi arrendere alla prima difficoltà.
Mai sopra le righe, mai una parola fuori posto. Le sue uscite pubbliche centellinate. Il suo non volersi intromettere nelle scelte tecniche. È rimasto sempre al suo posto, come un padre amorevole che permette ai propri figli di sbagliare. E di brillare.
Se c’è una cosa che, forse, gli si può rimproverare, è l’aver promesso d’impulso che avrebbe portato in tre anni il Palermo in Serie A. Da uomo e da tifoso, però, glielo si può perdonare. In fondo, ieri come oggi i suoi occhi sprizzavano gioia. E, dietro quello sguardo, era palpabile la visione che Dario Mirri aveva per il suo Palermo.
E, poi, chissà… magari ce l’avrebbe anche fatta, se non fosse stato per la pandemia che ha scompaginato tutti i piani.
Il suo merito più grande? Essere stato in grado, scegliendo i giusti interpreti, di far appassionare i più piccoli alla squadra, di riportare le famiglie allo stadio, di smuovere la passione sopita di un’intera città e di tutta una provincia.
“Ho fatto tutto quello che potevo, tutto. E ora ho l’orgoglio e la felicità di dare il Palermo nelle migliori mani possibili. Il City Football Group è il massimo per me, non tanto per aspetti economici, ma perché il City riuscirà a darci una migliore organizzazione. Il Club avrà un futuro, messo in sicurezza. È quello che mi preme di più, avendo sofferto così tanto noi tifosi. Oggi sappiamo che finirà bene”.
di Alessia Anselmo – Feel Rouge TV