Co-inceneritore a Partinico, no del Comune alla Regione

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“No, no e ancora no. Sembrava una boutade estiva, la convocazione di una conferenza dei servizi per dare il via libera al progetto di un co-inceneritore fuori da qualsiasi strumento di pianificazione, a partire dal Piano regionale dei rifiuti. Invece, qualche giorno fa, la conferenza si è svolta davvero, trasformandosi in un flop clamoroso dopo avere incassato, oltre alla nostra opposizione, il parere negativo, formale e scritto, dello stesso Comune di Partinico”.

Lo dichiara Giampiero Trizzino, deputato dell’Assemblea regionale siciliana, che, dopo la denuncia di Legambiente, fa fronte comune contro l’iniziativa del governo Musumeci insieme con la stessa associazione ambientalista, Zero Waste, Rifiuti Zero e i colleghi Valentina Palmeri (Verdi), Simona Suriano (deputata nazionale Manifesta-Partito della Rifondazione Comunista) e i rappresentanti di Articolo Uno, Verdi, ON e Rifondazione Comunista.

Valentina Palmeri, deputato Verdi Europa Verde all’ars, rincara: “Informerò il responsabile del procedimento sulla violazione delle norme vincolanti in materia di appalti pubblici per il campo dei rifiuti urbani. Inoltre è da evidenziare la grave mancanza della riapertura dei termini per le osservazioni, visto che il 22 giugno la ditta ha prodotto un nuovo studio di impatto ambientale e il modello di ricaduta, nonché la modifica dell’elenco dei rifiuti che intende trattare, quindi gli elementi essenziali per le osservazioni. Il destino dei territori non può essere determinato da un privato”.

“Il Comune di Partinico, Settore Pianificazione e sviluppo del territorio – spiegano i tre deputati e i rappresentanti delle sigle – mette nero su bianco nel proprio parere le innumerevoli falle del progetto, localizzato nell’agglomerato industriale di contrada Sant’Anna, promosso dalla Società Iperdue srl. Nel mare di incongruenze amministrative, segnaliamo la carenza, negli elaborati integrati, di indicazioni in merito alla rete viaria, alla progettazione di massima della rete fognante, idrica, telefonica, del gas, di distribuzione di energia elettrica e della pubblica illuminazione nonché di ogni altra infrastruttura necessaria alla destinazione dell’insediamento, agli elenchi catastali delle proprietà da espropriare o vincolare, persino alla previsione di massima delle spese necessarie per l’attuazione del piano. Mancano dati tecnici sulla provenienza delle acque industriali, di e uso igienico sanitario e potabile, sulla sorte dei reflui industriali, sugli strumenti urbanistici necessari”.

Federica Fuoco, Frank Ferlisi e Ramon La Torre di Rifondazione Comunista aggiungono: “Gli inceneritori non giocano nessun ruolo positivo sulle politiche di riduzione dei rifiuti, né su quelle del riuso, né su quelle del riciclo. Anche quelli più moderni procurano emissioni nocive. Quei territori, già mortificati dalle conseguenze ambientali della distilleria più grande d’Europa, hanno forti vocazioni agro-turistiche. Dobbiamo lavorare per costruire la città sostenibile e circolare, dalle cui politiche dipendono molti dei finanziamenti del Pnrr”.