Nella serata di Parma del 31 marzo scorso, all’Auditorium del Carmine, Fabio Armiliato ha dato sfoggio di tutta la sua capacità interpretativa e vocale, dando voce e passione a tutte le romanze del cosiddetto “Tango delle origini“: quello creato dal grande mito Carlos Gardel, sotto l’influenza dei più grandi cantanti lirici italiani di quel tempo.
Gardel infatti è stato amico di Enrico Caruso, Titta Ruffo, Miguel Fleta (italiano di adozione belcantista) e proprio anche di Tito Schipa il quale, con le sue preziose lezioni di canto, ha indirizzato il giovane Carlos, appassionato d’Opera, verso la creazione di quella magnifica forma musicale che è il Tango Canción.
Fabio Armiliato per approfondire il discorso musicale, ma anche linguistico e stilistico del Tango, si è capito, grazie anche alle molte interviste rilasciate sull’argomento, che non ha lasciato proprio nulla al caso: è andato ad imparare proprio nei paesi del Rio della Plata (Argentina e Uruguay) come si pronuncia il “castellano” argentino, per approfondire il significato di ogni singola parola.
Ha voluto poi creare questo spettacolo, utilizzando il titolo “RecitaL CanTANGO”, che è la risultante della radice di tre parole: “RecitaL” di “CANzoni” del “TANGO”… ma la sua assonanza ricorda proprio la formula del “recitar cantando”, perché è proprio la parola in musica che viene espressa al massimo anche nella forma poetica e musicale del Tango Canción.
A completare la descrizione interpretativa di questo progetto (certificato tra l’altro dall’ “Accademia Nacional del Tango” di Buenos Aires nel 2019) e dell’esecuzione ascoltata all’auditorio del Carmine di Parma, ci rimane solo di citare la perfetta intonazione di Armiliato.
La sua capacità di plasmare e piegare la sua voce di tenore lirico spinto al canto “a fior di labbra”, alternati a momenti di grande scansione ritmica, indispensabile in questo repertorio. Straordinario l’esempio della canzone Silencio, che descrive in ogni dettaglio nelle tre diverse strofe, l’emozione della madre che culla i figli, il dolore nel vederli partire, la descrizione della battaglia e della morte per tornare infine alla stessa madre affranta nel ricevere le medaglie al valore.
Una storia che si ripete senza fine nei tempi e che, grazie alla resa musicale e vocale degli interpreti, ha letteralmente fatto fermare il fiato a tutta la sala gremita all’inverosimile dell’auditorium.
A far cornice alla prestazione del tenore Armiliato è l’altrettanto straordinaria realizzazione musicale del maestro Fabrizio Mocata, autore degli arrangiamenti e vera colonna portante della parte musicale, che in questa circostanza si è valso dell’apporto e della bravura di tre straordinari strumentisti: il violino di Matteo Fedeli, il bandoneon di Andrea Coruzzi e il contrabbasso di Camilla Badesi.
L’Anima del Tango era interpretata dal soprano argentino Ivanna Speranza, che con la sua bella voce di soprano ha dato vita a una toccante interpretazione dell’aria Masreselva, famosa per essere stata utilizzata nella colonna sonora del film “Il Postino”e arrangiata per l’occasione dal maestro Luis Bacalov: Ivanna Speranza ha espresso una bella vocalità adeguata e ricca di sentimento e i due duetti El dia que me quieras e Los Pajaros Perdidos, con Fabio Armiliato sono stati momenti davvero di altissima qualità vocale e musicale durante la serata.
Non c’è Tango però senza il ballo e in questo caso i due ballerini, Lara Carminati e Marco sono stati all’altezza della situazione con le loro coreografia e con la loro simpatia travolgente.
Quando un tenore, con 40 anni di carriera alle spalle nel repertorio operistico più impegnativo ed eseguito in tutti i teatri del mondo più importanti, si mette in gioco per creare un progetto così ambizioso e così impegnativo per unire mondi apparentemente così lontani come Opera e Tango, è qualcosa che fa già di per se notizia.
In questo difficile momento storico, dove si sta cercando di ridare valore e vigore alle nostre tradizioni e alla coscienza della nostra cultura, questo progetto che parla della radice storica del melodramma, che da recitar cantando si è trasformato nel tempo in Opera Lirica. Un’evoluzione continua di quasi cinque secoli, si colloca come un punto di riferimento e di esempio costruttivo, proprio per come si possa coniugare in modo leggere e coinvolgente, il mondo dello spettacolo con la valorizzazione del patrimonio storico e culturale.
Fabio Armiliato è Tenore a tutto tondo perché dotato, oltre che di una voce particolarmente comunicativa e duttile, anche della musicalità e del carismanecessario per poter affrontare qualsiasi sfida per trasformarla in un messaggio costruttivo e propositivo.
Il pubblico in sala è stato veramente entusiasta e coinvolto dalla prima all’ultima nota e il tempo è parso davvero volare: da sottolineare la presenza del sindaco di Parma, del primario dell’ Hospis delle Piccole Figlie di Parma e la loro madre superiora.
Una nota interessante, perché è sempre bello vedere le autorità e le istituzioni essere presente a queste manifestazioni, soprattutto quando coniugano insieme musica, arte, cultura e solidarietà al massimo dell’espressione.
È stato uno spettacolo, insomma, che ti viene voglia di vedere e rivedere ancora e che esalta e da vita e linfa nuova a un aspetto della cultura argentina poco conosciuto, quello del Tango Canciòn, fatto da un grande artista italiano che lo sta divulgando nel mondo, legandolo alla nostra meravigliosa cultura italiana e operistica e alle nostre tradizioni culturali.