Francesco Mercadante, professore aggregato di Analisi del Linguaggio e autore del Sole 24 Ore, ha presentato, presso il Museo delle tradizioni popolari Antonio Pasqualino di Palermo, “Questo è il mio sangue” romanzo paradossale sulla vita di Yeshùa Christòs.
Ad introdurre l’autore il professore Antonio Fundarò. L’evento è stato organizzato dal Rotary Club Palermo Montepellegrino del Distretto 2110, di cui il prof. Fundarò è presidente ed è stato arricchito dalla performance di due attori professionisti, Massimo Graffeo e Fabiola Filardo, ex allievi del Maestro Michele Perriera, i quali hanno interpretato sia alcuni brani dei Vangeli sia alcuni brani tratti dal romanzo.
“Questo è il mio sangue” è un’opera nata nel 2015 e più volte rielaborata, fino alla redazione finale, realizzata nel 2021 e alla quale ha fatto seguito la pubblicazione per i tipi del Gruppo Editoriale Bonanno. I testi ripresi dal Nuovo Testamento e riportati nel romanzo, quantunque ricostruiti, sono stati curati e tradotti dallo stesso autore. Come si legge nella sinossi “Yeshùa ha spesso mal di piedi, ma è un camminatore infaticabile; si mostra permalosetto e si rivolge agli altri col piglio del comando. Di certo, è focoso e poco diplomatico. I più lo considerano un ribelle o un riformatore, sebbene a lui importi poco dei titoli che gli attribuiscono: non è uno dei tanti, ma è anzitutto un uomo, un uomo che soffre e gioisce, s’imbizzarrisce e si diverte per ciò che gli accade intorno. Sì, è vero, talora è litigioso, dispotico e implacabile: lo è perché non può fare a meno di esserlo; il linguaggio della Missione è violento, indivisibile, esasperante e l’amore che lo caratterizza è sempre un rischio: l’intera esistenza n’è annientata. I suoi seguaci devono rallegrarsi ed esultare degl’insulti e delle persecuzioni causati dall’unica scelta possibile. Chi sceglie di seguirlo non si sentirà mai dire “ti amo”. Eppure, Myriam ne è perdutamente innamorata, quantunque devota e rispettosa. E così pure le altre donne, mai in grado di resistergli. Pietro, pur essendo designato, il più delle volte, stenta a decifrare il suo messaggio, mentre colui che, più di qualsiasi altro, ne intuisce il senso profondo, Giuda, accetta il sacrificio estremo. Tutti fino alla morte e oltre”.
Il professore Antonio Fundarò, nel ringraziare l’autore, ha dichiarato: “che l’occasione è stata di grande rilevanza per riconsiderare il protagonista del Cristianesimo e dell’umanità, sotto questa sua nuova dimensione. Quella dell’uomo comune”. “Francesco Mercadante ha una spiccata abilità narrativa e una competenza linguista e cognitiva di alto livello che lo rendono non solo rarissimo ma anche di eccellente spessore culturale. Un intellettuale di grande rilevanza per la cultura italiana a cui, personalmente e come Rotary, sono grato davvero per la spiccata qualità della sua presenza” ha concluso Fundarò.
Scrive Amato Maria Bernabei: “il contrasto più significativo, quello fra la natura di Joshua e l’essenza del Christòs, si riflette sul modus agendi del personaggio “trasfigurato”, la cui dimensione, non potendo essere compresa dai discepoli e dalle donne del seguito, genera comportamenti per loro inspiegabili, accettati solo in funzione del carisma del Maestro e dell’adesione fideistica alla sua Missione. Del resto, era stato San Paolo, “l’Apostolo delle genti”, ad intuire per primo che per favorire la diffusione del Cristianesimo, e quindi garantire un successo perlomeno numerico, se non qualitativo, alla nuova religione, occorreva, paradossalmente, sostituire l’insegnamento di Gesù con il culto della sua persona, del suo corpo e del suo sangue, cosa ben comprensibile per le masse popolari pagane. Fu così che il Maestro Gesù divenne “il Cristo”, da adorare, da invocare, da utilizzare come protettore e mediatore nei confronti della severa divinità, finalmente placata dalla morte di Gesù, reinterpretata da San Paolo quale “sacrificio espiatorio” per le colpe dell’umanità. Perfino il nome con cui sarà conosciuto Gesù è un ibrido sincretismo: Gesù Cristo, ossia Joshua Christòs, il primo nome ebraico, il secondo, greco”.