Rifiuti in Sicilia, differenziata al 39%: tra i dati più bassi d’Italia

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CASSONETTI RIFIUTI RACCOLTA DIFFERENZIATA

 L’assenza di un assetto impiantistico adeguato a fronteggiare i bisogni del Mezzogiorno e la necessità di trasportare i rifiuti per il trattamento al di fuori dei confini regionali, determina una maggiore spesa per la riscossione della tariffa sui rifiuti per le famiglie del Sud, oltre a impatti ambientali più elevati. In pratica laddove il servizio è peggiore, i cittadini sono costretti anche a sostenere costi maggiori. Oggi Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, ha presentato al Green Symposium di Napoli l’impatto degli investimenti legati al PNRR nel settore rifiuti al Sud Italia.

La corretta gestione dei rifiuti è uno degli obiettivi prioritari delle politiche ambientali ed economiche europee ed italiane. A tal fine è urgente dotare il Paese degli impianti necessari al raggiungimento dell’autosufficienza nazionale e regionale, risultato che potrà essere raggiunto solo con interventi strategici nelle aree in ritardo. Una di queste è il Mezzogiorno, dove tutti gli indicatori su produzione e gestione dei rifiuti delineano un quadro ancora di grande difficoltà.

La percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata a livello nazionale, nel 2019, è stata pari al 61% con delle differenze sostanziali: il Nord (67%) e la Sardegna (73%) hanno conseguito gli obiettivi previsti dalla attuale normativa mentre il Sud peninsulare si attesta al 52% e la Sicilia, pur a fronte dei significativi progressi fatti negli ultimi anni che fanno registrare oggi il 39%, è ancora molto distante. Allo stesso modo la governance, caratterizzata da un’eccessiva frammentazione e dalla mancanza di una progettualità a lungo termine, ostacola lo sviluppo del comparto meridionale. Malgrado la normativa nazionale di settore preveda affidamenti a livello di ambito ottimale e di durata non inferiore ai 15 anni, all’attuale frammentazione gestionale si affianca anche una forte discontinuità temporale: l’83% delle gare per l’affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti ha una durata inferiore ai 5 anni. Questo si traduce in numerosi cambi repentini di gestione nei territori che, in assenza di una governance locale forte e di una pianificazione di lungo periodo, possono incidere sui possibili livelli di miglioramento della gestione. E’ quindi fondamentale, per il settore dei rifiuti come per quello idrico, completare in tutte le regioni la governance del settore attraverso l’avvio operativo degli ambiti ottimali, affidamenti che seguano la norma comunitaria e l’integrazione del ciclo.

Considerando gli obiettivi definiti dalla normativa europea al 2035 – riciclaggio effettivo pari al 65% e ricorso complessivo alla discarica al di sotto del 10% – servono nel Sud peninsulare e in Sicilia investimenti pari a 2,2 miliardi di euro, oltre a quelli per lo sviluppo delle raccolte differenziate e dell’applicazione della tariffa puntualeciò per soddisfare il fabbisogno di trattamento della frazione organica per ulteriori 2 milioni di tonnellate, e di incenerimento con recupero di energia per ulteriori 1,3 milioni di tonnellate. Decisamente migliore la situazione in Sardegna. Il deficit impiantistico si traduce anche nei viaggi dei rifiuti verso gli impianti del Nord, con maggiori costi a carico dei cittadini del Mezzogiorno che mediamente per la riscossione della tariffa sui rifiuti pagano tra i 355 ed i 360 euro, rispetto ai 273 euro del Nord e ai 322 euro del Centro. I contenuti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano non prevedono però sviluppi nel settore per il recupero energetico. Tuttavia, una riflessione anche sul ruolo di tale filiera industriale è necessaria per garantire la completa chiusura del ciclo dei rifiuti a livello nazionale e ridurre il ricorso allo smaltimento in discarica al di sotto dei target europei, come già realizzato nelle regioni più virtuose.