La burrata di origine pugliese è un particolare formaggio a pasta filata ottenuta dal latte vaccino intero, crudo o pastorizzato; composta da un involucro esterno di pasta solida di mozzarella riempito con panna fresca o burro si dice sia stata inventata nel 1956 dal signor Lorenzo Bianchino – nomen omen – casaro della masseria di Piana Padula, all’interno dell’odierno Parco Nazionale dell’Alta Murgia nella provincia di Barletta-Andria-Trani.
L’ingegnoso casaro avrebbe inventato questo goloso formaggio in occasione di un’abbondante nevicata che lo aveva isolato all’interno della masseria, impedendogli di trasportare il latte in città. Bianchino si sarebbe allora messo all’opera, recuperando la panna che affiorava naturalmente dal latte e, come nel procedimento per la conservazione del burro, creò un involucro con la pasta per la mozzarella per tentare di conservarvi all’interno il prodotto fresco. All’interno dell’involucro, poi, oltre alla panna, infilò anche altri residui di pasta filata.
Nel 2021, un po’ come per Bianchino, i Guddo sperimentano la burrata sbagliata proprio durante un periodo storico particolare causa pandemia da Covid-19. Monreale in zona rossa, ed essendo costretti a stare in casa – tra una produzione di ricotta e un ulteriore sperimentazione di mozzarelle farcite nasce l’ idea di creare una burrata sbagliata. Stesso procedimento della realizzazione della burrata con la sola differenza che all’ interno vi si trova ricotta semplice o nella variante con granella di pistacchio, piccante o ai semi di finocchio.
E se oggi la burrata di Andria vanta il marchio IGP, un consorzio di tutela nato nel 2017 nel 2021 i Guddo vantano la particolarità di essere i primi in Sicilia ad aver sperimentato la burrata sbagliata, un connubio di antichi sapori accostati alla nouvelle cuisine, prossima ad entrare nelle grazie degli chef.
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