L’immagine di quel piede inerte, sporgente dal finestrino di un’auto crivellata di colpi, chiudeva così il servizio televisivo da Palermo la sera del 30 aprile 1982. Era la cronaca di 39 anni fa del delitto di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. “Per difendersi ha tirato calci”, è stato il commento del cronista su quell’immagine mandata in onda; un simbolo di estremo tentativo di difesa di un uomo armato unicamente della propria ferrea volontà politica di creare alleanze per battere Cosa Nostra, con l’unica scorta del fedele amico Rosario Di Salvo che davanti al commando armato riuscì ad estrarre la pistola, sparare cinque colpi, ma inutilmente. I killer freddarono entrambi, chiudendo la bocca ad un uomo coraggioso che sapeva fare politica per combattere la mafia, in modo sereno e concreto, lottando a Palermo ma guardando lontano, oltreoceano.
Pio La Torre, quel mattino di 39 anni fa, era uscito di casa poco prima delle 9,20, ore dell’agguato, per recarsi alla sede del partito, il Pci: era la vigilia di un 1° maggio importante. Quel 1982 era un anno che stava portando a compimento la grande mobilitazione contro i missili a Comiso: Pio La Torre, da segretario regionale del Pci siciliano, aveva intuito l’importanza di quella installazione di missili Cruise non solo per il pericolo che comportava nell’area del Mediterraneo, nell’equilibrio del terrore tra Est ed Ovest del mondo, ma anche per la pericolosa connessione che si sarebbe instaurata tra la mafia siciliana e la mafia statunitense, intorno agli interessi di quella base, nel cuore della Sicilia.
Ieri a Palermo si è svolta la cerimonia di commemorazione per 39/o anniversario della sua uccisione: giovani e adulti, testimoni e studenti, tutti insieme hanno pulito la lapide e deposto 39 fiori, tanti quanti gli anni trascorsi dall’omicidio. Alla cerimonia di commemorazione organizzata dal centro studi Pio La Torre in via Li Muli insieme alle autorità, gli studenti delle scuole che hanno “adottato” la lapide posta nel luogo dell’agguato. Presente anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, la vice prefetto vicario di Palermo, Anna Aurora Colosimo, il presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, il capogruppo Pd all’Ars Giuseppe Lupo, Mario Ridulfo, segretario della Cgil di Palermo.
“La pulitura della lapide di Pio e Rosario da parte degli alunni delle scuole palermitane ha un grande valore simbolico – ha detto Vito Lo Monaco, presidente del centro studi Pio La Torre – perché sono i giovani a prendersene cura e a ribadire l’impegno di liberare il loro futuro dalle mafie. A questo gesto si associa quello degli studenti detenuti dell’Ucciardone che ripuliranno la targa del loro polo didattico intitolato a Pio La Torre che proprio lì, all’Ucciardone, scontò 18 mesi di galera da innocente per essersi battuto con i contadini per la riforma agraria”. A Pio La Torre si deve, oltre alle tante attività in difesa dei diritti dei più deboli, l’aver ispirato la legge che ha introdotto il reato di associazione mafiosa e le misure che colpiscono le mafie nel loro enorme patrimonio. Al suo sacrificio infatti si deve l’introduzione del 416 bis e delle norme per aggredire i patrimoni mafiosi.
E in seguito grazie alla legge 109 del 1996, quella per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, si è reso possibile la restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali, un’opportunità di impegno responsabile per il bene comune. La dimensione etica dei percorsi scaturiti dalle esperienze di riutilizzo per finalità sociali si trova, infatti, nella corresponsabilità che ha trasformato quei beni da esclusivi a beni condivisi. Oggi ad esempio nei terreni che un tempo appartennero alla mafia corleonese la Cooperativa Pio La Torre Libera Terra coltiva in biologico grano duro, legumi, pomodoro, olive e uve, un segno tangibile dell’impegno di Libera Terra per restituire dignità, valore e bellezza ai terreni liberati dalle mafie, sulla traccia dell’esempio di Pio e Rosario.
“Pio La Torre e Rosario Di Salvo sono morti per il futuro di questa terra, per le giovani generazioni. Perché speravano in una Sicilia e in un’Italia migliore. Con le loro azioni e il loro impegno nel contrasto al sistema di potere politico-mafioso hanno affermato il diritto di avere diritti. Il loro impegno non è stato solo eroico ma ha coniugato visione e progetto. Proseguire in questa visione è il miglior modo per ricordarli”. Lo ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando, durante l’iniziativa che si è tenuta questa mattina nei pressi del monumento, opera del maestro Mauro Giuntini, che ricorda il segretario regionale del Partito comunista Pio La Torre e il suo collaboratore Rosario Di Salvo, uccisi dalla mafia 39 anni fa.
Alla manifestazione hanno preso parte, oltre al vice sindaco Fabio Giambrone e all’assessora alla Scuola Giovanna Marano, anche i rappresentanti della Rete Scuole “Rosa noce” e delle Associazioni che hanno dato vita quattro anni fa alla sottoscrizione nazionale che ha permesso di realizzare la scultura nel giardino di via Nazario Sauro.