Covid, due italiani su tre in zona rossa fino a Pasqua

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Due italiani su tre (66%) per un totale di 39,6 milioni di persone che risiedono nelle regioni rosse sono costretti al lockdown per tre settimane comprese Pasqua e Pasquetta. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti delle nuove misure di contenimento rese necessarie per l’avanzare del contagio Covid con ben 11 regioni e province autonome in zona rossa e nove in arancione. Una stretta – sottolinea la Coldiretti – destinata ad influenzare pesantemente i comportamenti individuali lasciando sostanzialmente solo la possibilità nelle aree rosse di uscire per andare al lavoro, dal medico o fare la spesa. Una decisione che incide sull’insieme delle attività economiche ed occupazionali con le piu’ colpite che sono quelle del settore turistico e della ristorazione limitate sia nelle regioni rosse che arancioni.

Con la stretta anticovid in tutta Italia (ad eccezione della Sardegna) è infatti vietato il servizio al tavolo e al bancone in bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi in tutta Italia con un perdita stimata in circa 5 miliardi nelle tre settimane che finiscono con gli appuntamenti delle feste di Pasqua e Pasquetta. Sono 7 milioni gli italiani che tradizionalmente consumano il pranzo fuori casa a Pasqua per una spesa stimata pari a 400 milioni mentre ben un italiano su tre (32%) – sottolinea la Coldiretti – dovrà rivedere i propri programmi nel lungo weekend di Pasquetta dedicato tradizionalmente alle gite fuori porta, alle visite a parenti e amici e alle vacanze.

Duramente colpiti gli oltre 24mila agriturismi diffusi lungo la Penisola con l’arrivo della primavera che – precisa la Coldiretti – è particolarmente apprezzata dagli amanti della campagna per assistere al risveglio della natura con piante, fiori e uccelli migratori, ma anche delle attività agricole con i lavori di preparazione dei terreni, la semina e la raccolta delle primizie da portare in tavola. Gli agriturismi, peraltro, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse – precisa Coldiretti – i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un duro colpo per l’agriturismo che ha già subito perdite di 1,2 miliardi a carico di un sistema di servizi, ospitalità e agri ristorazione leader a livello mondiale che può contare secondo Terranostra su 24576 strutture con 493319 posti a tavola e 285027 posti letto.

Ma in crisi – continua Coldiretti – è l’intero sistema della ristorazione con le difficoltà che si aggravano e travolgono a valanga – continua la Coldiretti – interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore di 11,5 miliardi dall’inizio della pandemia. Si calcola che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare e circa 200 milioni di bottiglie di vino – precisa la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali con decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori. Servono dunque interventi e misure di sostegno per l’intera filiera a partire dal decreto Sostegno all’esame del governo per salvare il sistema agroalimentare nazionale che – conclude la Coldiretti – vale 538 miliardi per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro nei circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola, 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole.