Quando un film riesce, la critica lo acclama ed entra nella storia del cinema nazionale, non è solo merito degli attori e del regista. Una figura spesso poco apprezzata ma veramente importante è quella del direttore della fotografia: colui che compone la scena per quella che è, che da luce, forme e colori e trasforma il film per come lo vediamo al cinema. Poco apprezzati o valutati, di direttori della fotografia ce ne sono di più o meno conosciuti, di grandi e poi ci sono i grandissimi.
Tra i grandissimi c’è e rimarrà per sempre Giuseppe Rotunno, maestro del “più bel bianco e nero”, uno dei più importanti e premiati direttori della fotografia del cinema italiano e internazionale. Collaboratore e creatore di capolavori come “Amarcord”, “La Grande Guerra”, “Il Gattopardo”, “Il Casanova” e “Rocco e i suoi fratelli”.
E’ morto ieri a 97 anni nella sua casa di Roma, Giuseppe, detto Peppino, Rotunno. Realizzatore di grandi capolavori del cinema, collaboratore di immensi registi come Federico Fellini e Luchino Visconti.
Famoso anche all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, Giuseppe Rotunno è stato pluripremiato con riconoscimenti italiani e non: sette Nastri d’Argento, due David di Donatello e una nomination agli Oscar nel 1980 per “All that jazz – Lo spettacolo continua” di Bob Fosse.
Per molti anni ha anche diretto il corso di Direzione della fotografia al Centro Sperimentale di Cinematografia ed è stato, nel 1966, il primo direttore della fotografia non americano ad essere ammesso all’American Society of Cinematographers.