Secondo Dozhd, Alexei Navalny è stato condannato a 3 anni e 5 mesi di carcere. E’ stata accolta la richiesta del Servizio Penitenziario Federale di convertire la pena sospesa in detenzione reale, a causa di una presunta violazione dei termini della libertà vigilata.
Il giudice ha però deciso di prendere in considerazione l’anno di domiciliari già scontato e ha ridotto la pena a 2 anni e 5 mesi di colonia penale.
I sostenitori invitano a una “protesta immediata a Mosca” dopo la condanna per “opporsi” al Paese “piombato nella più completa illegalità”. Mentre Alexey Navalny, dall’aula, dichiara “la cosa principale in tutto questo processo non è quello che accade a me. Ciò che conta è il motivo per cui questo sta accadendo. E sta accadendo per intimidire un gran numero di persone: vogliono imprigionare una persona per spaventarne milioni“.
“Sono sopravvissuto grazie a brave persone: piloti e medici. Poi ho causato un’offesa ancora più grave: non mi sono nascosto. E poi è successa la cosa peggiore in assoluto: ho partecipato all’indagine sul mio stesso avvelenamento” ha continuato Navalny. “Abbiamo dimostrato che è stato Putin a commettere l’attentato, passerà alla storia come un avvelenatore.”
Continuano intanto le proteste in Russia e sono almeno 311 le persone fermate finora. Iniziano ad arrivare i procedimenti penali – più pesanti degli arresti amministrativi – nei confronti di chi è sceso in piazza: oltre alle manganellate, arrivano multe e domiciliari.
Il Cremlino sostiene che la mano dura della polizia sia “legale e giustificata” quando si ha a che fare con “teppisti e provocatori”.