Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana e Butera: sono questi i quattro siti siciliani che potrebbero ospitare in futuro rifiuti radioattivi.
A prevederlo è la «CNAPI», la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee per lo stoccaggio di rifiuti nucleari radioattivi. Un complesso di 67 aree selezionate dalla Sogin, la società di Stato per la gestione del nucleare, fra le quali verrà selezionato il futuro deposito di scorie del Bel Paese.
L’ASSESSORE CORDARO: “NO A DECISIONI CALATE DALL’ALTO”
“La Sicilia rispetto a un tema così delicato e complesso, come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e, quindi, della tutela ambientale, non può accettare l’idea di scelte calate dall’alto. Riteniamo fondamentale, sul tema ambientale ancora più che su altri, un pieno confronto tra Governo nazionale, Governo Regionale e le comunità locali interessate“.
Questa la dichiarazione dell’assessore regionale Territorio e Ambiente Toto Cordaro in merito all’individuazione in Sicilia di quattro aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale.
“Vale la pensa ricordare – prosegue Cordaro – che in questi primi tre anni, dopo gli ingiustificabili ritardi dei Governi precedenti, abbiamo finalmente varato, tra gli altri, il Piano sull’amianto, il Piano alluvioni, quello sull’attività di bacino e il Piano contro l’inquinamento dell’aria e acustico. Il Governo Musumeci, quindi, ha posto da sempre il tema della tutela ambientale ai primi posti della sua azione e rassicuro tutti che continueremo ancora a farlo con decisione. Il confronto è essenziale, senza fare terrorismo ma neppure senza minimizzare”.
LA MOBILITAZIONE DELL’ASSOCIAZIONISMO
La notizia ha colto tutti di sorpresa. Neppure i sindaci dei Comuni interessati erano stati informati della notizia né delle eventuali ispezioni effettuate nei territori. E nell’isola c’è già chi chiama alla mobilitazione generale. A parlare è Luigi Sturniolo, portavoce di Antudo – rete dei comitati per l’indipendenza della Sicilia.
“Chiamiamo tutti i siciliani e le siciliane a mobilitarsi contro questo nuovo progetto di morte e devastazione ambientale che lo Stato italiano vuole riservare alla nostra isola senza il consenso popolare. I luoghi selezionati come idonei, peraltro, non rispettano neppure i criteri dettati dall’Ispra nel 2014. Per citarne alcuni: dovevano essere luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni; non a quote troppo elevate (non oltre i 700 metri sul livello del mare), non su pendenze eccessive, non troppo vicine al mare; abbastanza vicine ad autostrade e ferrovie per poter essere raggiunte comodamente dai carichi di materiale da stoccarvi; lontane da zone legate a produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico”.