La Canottieri TeLiMar aderisce al progetto federale “Sport terapia integrata”

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Il canottaggio come prevenzione delle malattie, come aiuto nella terapia post-operatoria e come promozione più in generale del benessere psicofisico. È con questi obiettivi che la Canottieri TeLiMar aderisce al progetto “Sport terapia integrata”, che vede una sinergia tra il Club dell’Addaura, la Federazione italiana canottaggio e Federsanità.

Sabato 4 febbraio, al molo Bersagliere (ex molo Sud) della Cala di Palermo, appuntamento alle 11 per l’Open day dedicato a tutte le persone adulte con patologie conclamate, oncologiche e non, tra cui le donne che hanno subito un’operazione per l’asportazione di un tumore al seno, ma anche agli over 65 che vogliono avvicinarsi a questa disciplina. E, per veicolare meglio il messaggio del “canottaggio utile a migliorare la salute”, il progetto è allargato anche ai medici.

“Negli ultimi dieci anni, alla parte agonistica – racconta Marco Costantini, capo allenatore della Canottieri TeLiMarabbiamo iniziato ad abbinare attività legate più al sociale. Grazie a questa apertura, abbiamo subito fatto nostra l’intuizione del professor Nicolò Cavalcanti, medico che ha lavorato per anni al Gemelli di Roma, ideatore del progetto per la FederCanottaggio. Abbiamo, quindi, pensato di dar vita a delle attività rivolte a un pubblico diverso, soprattutto ad adulti con patologie oncologiche, diabete o leucemie, ma anche ipertensione o depressione. Insomma, a tutti coloro che hanno una patologia pregressa”.

Spingere sulla pedaliera, accompagnando il movimento costante delle braccia, è positivo sia per il corpo che per lo spirito: “Da canottiere – spiega Cavalcanti ho associato sintomi e patologie specifiche al gesto tecnico, non agonistico, del canottaggio. Insieme alla mia equipe di medici, abbiamo studiato gli effetti benefici di questa disciplina, che può essere considerata una buona fisioterapia per il recupero di certe patologie, ad esempio per le donne operate di cancro al seno o per chi soffre di linfedema. Da lì, abbiamo ampliato la ricerca anche a pazienti con altre patologie fisiche e psicofisiche. Aiutati da un gesto che nella sua pratica evoluta è una vera meditazione attiva – aggiunge -, il canottaggio può ricondurre a una corretta comunicazione fra mente, corpo e spirito che, spingendoci verso una più profonda consapevolezza di noi stessi, di limiti e capacità non riconosciute, del modo di fronteggiare le difficoltà, nostre e degli altri, ci insegna un “assieme” che dalla barca possiamo portare nella vita, nell’ambiente familiare, lavorativo, delle amicizie, come esempi virtuosi di equilibrio e conduttori di una maggiore qualità nelle relazioni, al servizio di una società rinnovata nei valori, nell’etica e nella salute”.