Venerdì 9 settembre alle ore 18 a Petralia Sottana, nel Palermitano, presso il Palazzo Pucci Martinez sede dell’Ente Parco delle Madonie (piazza Antonio Gramsci, 3), verrà inaugurata la mostra permanente Madonie, Paesaggi 1973/2021. Fondo storico e nuove committenze, esito dell’omonimo progetto promosso dal Museo Civico Antonio Collisani, istituzione del Comune di Petralia Sottana, in collaborazione con l’Ente Parco delle Madonie e l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Vincitore del bando nazionale del Ministero della Cultura (MiC), Direzione Generale della Creatività Contemporanea, “Strategia Fotografia 2020”, il progetto raggiunge con l’inaugurazione della mostra permanente e la presentazione del catalogo ufficiale – che di fatto unisce in un’unica visione le testimonianze del passato con quelle contemporanee – il primo obiettivo di una programmazione a lungo termine, volta all’ampliamento contemporaneo della storica collezione fotografica sul paesaggio madonita iniziata da Enzo Sellerio negli anni ’70.
Il Fondo storico è composto da circa cento fotografie di grandi dimensioni (120 × 200 centimetri e 200 × 120 centimetri) – ripulite e schedate durante un workshop organizzato dall’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2019 – ed è il frutto dell’accorpamento di tre distinte mostre realizzate tra il 1973 e il 1975 a Polizzi Generosa da Enzo Sellerio con Leonard Freed e Josip Ciganovic. Custodite oggi dal Comune di Petralia Sottana, nel Palermitano, le opere sono patrimonio del Museo Civico Antonio Collisani e visitabili a Palazzo del Giglio, storica sede del Municipio.
A questa serie di opere si aggiungono, oggi, 48 nuovi scatti, frutto delle residenze artistiche (avvenute sul territorio tra luglio e ottobre del 2021), di otto fotografi contemporanei, nazionali e internazionali.
La mostra è un concerto di sguardi nutriti dal paesaggio delle Madonie: quelli di Paulo Catrica (fotografo portoghese e docente all’Universidade Nova de Lisboa e all’Universidade Católica do Porto), della fotografa siciliana Maria Vittoria Trovato, dei fotografi del gruppo Presente Infinito (Marcello De Masi, Luigi Fiano, Lorenzo Martelli, Alvise Raimondi, Sebastiano Raimondo e Giovanni Scotti). Sguardi diversi accomunati dal viaggio come esperienza esistenziale per una narrazione interiorizzata del paesaggio naturale e antropico, dei luoghi e della gente per immagini nuove che ridisegnano una geografia del presente, radicata nel passato e punto di partenza per un nuovo viaggio nelle Madonie.
Gli scatti contemporanei offrono la possibilità di riflettere sulle trasformazioni del paesaggio ma anche su quelle della fotografia, in 50 anni di profondi mutamenti tanto della cultura quanto della natura, della società e del territorio, riconoscendo, ancora una volta, l’arte della fotografia come potente strumento rivelatore di identità.
«La mostra fotografica permanente che, sul solco delle importanti esperienze degli anni ’70, si propone di diventare un pezzo importante della realtà culturale del nostro paese, riporta al centro il valore della fotografia come strumento di racconto dei luoghi – dichiara Pietro Polito Sindaco di Petralia Sottana – Prendiamo il testimone dalla precedente amministrazione che fortemente ha voluto la realizzazione di questo progetto, con l’auspicio di rafforzare le partnership con tutti i soggetti istituzionali coinvolti. Ci auguriamo che la nuova narrazione delle aree interne che questa mostra propone, possa essere lo strumento per un rinnovato interesse che sappia riportarle al centro del dibattito politico e sociale».
«Il progetto Madonie. Paesaggi 1973/2021 – dichiarano i curatori del progetto Emilia Valenza e Sandro Scalia, docenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo – è perfettamente in linea con la nuova definizione che l’ICOM (International Council of Museums, organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnata a preservare e comunicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale) ha dato del concetto di museo, sottolineando l’importanza delle acquisizioni, dell’inclusività, dell’interpretazione della realtà. Il progetto che abbiamo portato avanti in questi mesi – continuano Valenza e Scalia – si inquadra perfettamente in queste linee e in particolare la fotografia assolve perfettamente al ruolo di indicatore e comunicatore di nuove conoscenze. Lo sguardo del “fotografo contemporaneo” si è rivelato attento alle dinamiche storiche e alle modificazioni paesaggistiche, scevro da edulcorazioni o intenti turistici e folcloristici. L’obiettivo comune a noi curatori, e agli amministratori, è che questo sia solo l’inizio di un susseguirsi di residenze e sempre nuove acquisizioni per il Museo e per la comunità madonita».
«Questo importante progetto – sottolinea Alessandro Torre, Direttore del Museo Civico Antonio Collisani – è frutto della sinergia tra vari soggetti, che si sono susseguiti, che hanno avuto come obiettivo comune quello di arricchire culturalmente il territorio creando i presupposti per la nascita della sezione fotografica permanente del Museo Civico Antonio Collisani».
Un lavoro, dunque, frutto di sinergie costanti che hanno reso possibile, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia, di rendere concreto il progetto che oggi viene condiviso con la comunità madonita e che punta a oltrepassare i confini regionali attraendo nuovi artisti.
«Siamo davvero felici di ospitare la mostra permanente sui paesaggi madoniti a Palazzo Pucci Martinez – aggiunge Angelo Merlino Presidente Ente Parco delle Madonie – Questo per due motivi, il primo perché il visitatore potrà godere delle immagini che immortalano i nostri paesaggi ed il secondo perché con l’allestimento della mostra stessa, valorizziamo in maniera permanente una parte importante dello stabile, rendendola fruibile per tutto l’anno. Tutto questo rappresenta un primo passo di una prossima valorizzazione e fruizione a fini turistici anche del piano nobile superiore, a cui stiamo già lavorando».
«Esprimo la mia profonda soddisfazione nell’aver portato a compimento, in un periodo storico non semplice, un progetto in cui ho creduto tantissimo – dichiara Lucia Macaluso, referente del progetto, consigliere uscente della precedente amministrazione guidata da Leonardo Neglia, promotore del progetto – Ritengo che questo sia un punto di partenza e non di arrivo, occasione per unire a un’iniziativa di carattere culturale di respiro internazionale il nome delle Madonie, il suo territorio e il Parco, straordinarie fonti di ispirazione per la ricerca fotografica e tassello fondamentale per la costituenda Mappa di Comunità dell’Ecomuseo delle Madonie».
Breve descrizione delle opere dal testo in catalogo a cura di Emilia Valenza:
Il superamento di scenari d’arcaismo, primitivi o orientaleggianti, corrisponde alla esigenza di scrutare il paesaggio di oggi: nella fotografia di Paulo Catrica, la sua permanenza si è tradotta nell’indagine di edifici storici o contemporanei che hanno segnato la storia del territorio. I monumenti da un lato e le abitazioni dall’altro svelano un rapporto con la memoria e con il paesaggio che traduce una quotidianità, dove nulla è musealizzato ma entra in confidenza, talvolta “persino irrispettosa”, con i cittadini (…).
Le Madonie di Luigi Fiano sono quelle dei piccolissimi borghi che orbitano intorno ai comuni più grandi. Conosciuti come “gli Stati Uniti”, si spargono a macchia d’olio intorno a Petralia Soprana, ma il termine si è poi esteso anche ai luoghi limitrofi, e si tratta di frazioni con una bassissima densità abitativa. Fiano utilizza il bianco e nero per il paesaggio di natura e il colore per i soggetti umani, alla ricerca di un equilibrio cromatico che possa restituire la verità dei luoghi e la forza delle espressioni (…).
Le immagini di Marcello De Masi sono inondate da quel giallo d’estate che è sempre lo stesso dopo oltre cento anni e che, nella calda estate del 2021, si sprigiona rovente. In viaggio sulla sua moto lungo le strade di tutto il territorio, sembra aver assorbito tutto il colore delle distese di stoppie e grano, alla ricerca forse di un centro da cui tutto ha inizio e che si dissolve lungo strade e trazzere che conducono al nulla. Le sue immagini hanno una forte componente emotiva, sono intrise di quella polvere sollevata dalle ruote che solcano la terra e l’atmosfera è abbacinante, sempre. Le direzioni dello sguardo conducono lontano, ma sui primi piani dominano le ombre leggere, chiamate a disegnare nuove geografie e possibili direzioni (…).
Un confronto senza reticenze tra natura e cultura, vecchio e nuovo, dà vita a una dialettica che si esprime con grande sensibilità nelle immagini di Giovanni Scotti. La scelta luministica del fotografo napoletano è il fil rouge che lega tutti gli scatti, ammantati di un’aura che alimenta suggestioni, che aleggia sui luoghi ricoprendoli di un senso di sacralità o di mistero (…).
Ddà’ncapu (lassù) è il titolo della sequenza fotografica di Lorenzo Martelli. Un viaggio alle origini dell’universo attraverso una “cosmogonia” di impressioni che si rivelano in ogni dove, che arrivano come apparizioni tra sfocature e lontananze, assonanze cromatiche e figurali, che appaiono d’improvviso tra la nebbia o si fissano sulle superfici di un globo di acciaio. «Nel silenzio spazioso delle Madonie – così lo ha inteso Lorenzo – ho sentito prevalente questo legame tra la terra e il cosmo, il tempo lungo dentro il tempo istantaneo della fotografia, lo spazio intero riconfigurabile nel dettaglio apparentemente secondario come nelle viste d’insieme… ho assecondato queste sensazioni, ho deciso quali dovessero essere i soggetti (o loro hanno deciso per me) e ho macinato migliaia di km in cerca di questa apertura, del dialogo tra finito e infinito» (…).
Nei suoi studi universitari in Sicilia, spesso trascorsi in progetti di documentazione del territorio, Alvise Raimondi non ha attraversato le Madonie, non tutte almeno, e l’impressione che ne ricava oggi è soprattutto quella di una “montagna curata”, dove la presenza umana si avverte ovunque, nei terreni, nelle alture, nel sottosuolo. Le sue immagini, di un formato panoramico, scorgono le trasformazioni in atto e archiviano un paesaggio che è passato, presente e futuro al contempo (…).
Originario di Gangi, Sebastiano Raimondo è l’unico fotografo madonita, vero possessore di memorie e conoscenze di questa porzione di Sicilia. La sua residenza è occasione per un lavoro sulla rimembranza, sull’identità di un luogo che riconosce nel paesaggio che gli appartiene, e del quale sa cogliere le origini, ritrovare le connessioni con il mito, costruire assonanze e analogie tra concetti, più che tra visioni. Narrare per immagini di un universo lontano, che dagli antichi greci giunge fino ad oggi, è l’obiettivo che si è dato Sebastiano, indagando l’origine della parola paesaggio, nella sua radice indoeuropea, veicolo al contempo dei significati di seppellire e coltivare, coniugata all’origine della fotografia (…).
Maria Vittoria Trovato ha attraversato paesi, incontrato persone, scovato professionalità, aperto scorci nelle notti estive, sugli scogli di Cefalù, già, poiché le Madonie arrivano fino alla costa, o sulla valle di Piano Battaglia. La sua fotografia disegna un quadro antiretorico, non concede nulla al descrittivismo sociale documentaristico, né ad una ricerca estetizzante con fini divulgativi (…).